L’ergonomia contemporanea, nel suo intento principale, mira a ottimizzare l’interazione uomo-sistema al fine di promuovere il benessere individuale e incrementare l’efficienza operativa complessiva. La disciplina interviene attraverso l’analisi dettagliata e la progettazione consapevole di ambienti di lavoro, attrezzature, e interfacce utente, adottando una visione sistemica che comprende la fisiologia, la psicologia e l’interazione socio-tecnica. L’applicabilità dell’ergonomia si estende oltre il contesto lavorativo, permeando la vita domestica e il tempo libero, con implicazioni significative nella progettazione di elettrodomestici, mobili, strumenti e dispositivi digitali. In ogni scenario, l’obiettivo rimane quello di armonizzare le esigenze fisiche e cognitive dell’individuo con le caratteristiche tecniche e funzionali dei sistemi che utilizza, per una coesistenza che privilegia la salute, la sicurezza e l’efficacia delle interazioni.
Esiste anche un’evoluzione dell’ergonomia contemporanea, definita olistica, e delineata da Luigi Bandini Buti, padre e fondatore della SIE, Società Italiana di Ergonomia. Si innesta sul paradigma dell’Olismo, che postula l’insufficienza delle analisi riduzioniste per comprendere la totalità delle dinamiche sistemiche. Secondo questa teoria, le proprietà emergenti di un sistema non sono deducibili esclusivamente dalla sommatoria delle sue parti costituenti. Tale impostazione critica la frammentazione dell’approccio ergonomico tradizionale, che tende a categorizzare l’interazione uomo-sistema in compartimenti stagni quali usabilità/progettazione, salute/sicurezza del lavoro, e ergonomia cognitiva. Bandini Buti avanza la necessità di un framework concettuale più sofisticato che integri le variabili fisiche, cognitive e affettive nel progetto ergonomico, enfatizzando la preminenza di fattori quali le pre-conoscenze e capacità dell’individuo, la memoria collettiva, i pattern comportamentali e le emozioni. L’Ergonomia olistica, quindi, propugna un ampliamento del corpus metodologico e degli strumenti epistemici per affrontare la complessità intrinseca delle interazioni umane nell’ambito del design di ambienti, prodotti e sistemi, proponendo un’analisi più integrata e meno compartimentale dell’interfaccia uomo-oggetto.
Per una valutazione finale ergonomica, i team di sviluppo ergonomico utilizzano modelli fisici o digitali per emulare le caratteristiche del design proposto. Queste varietà di prototipi sono essenziali per valutare l’interazione tra l’utente e il prodotto in condizioni controllate e per rilevare problemi di usabilità prima della produzione e il lancio sul mercato. Gli utenti finali sono coinvolti per testare questi prototipi, fornendo feedback preziosi sulla loro esperienza d’uso, comfort, e facilità d’interazione attraverso interviste, test di usabilità e questionari appositamente costruiti per la raccolta di dati significativi. Durante l’analisi dei risultati, si esaminano le metriche quantitative e qualitative raccolte, come ad esempio il tempo di esecuzione dei compiti, l’accuratezza delle prestazioni, e le risposte soggettive degli utenti riguardanti il comfort e la soddisfazione. Questi dati vengono poi utilizzati per valutare l’efficacia delle soluzioni. Pertanto, quando si designa un prodotto o una sua parte come ‘ergonomico’, ciò sottolinea e si intende che il processo di analisi e sintesi ergonomico è stato eseguito nel suo intero iter. L’efficacia della soluzione ergonomica è valutata in relazione alle informazioni, l’oggetto ergonomico non esiste come entità assoluta, ma è il risultato del confronto tra diverse soluzioni, con l’obiettivo di identificare quella che offre il massimo comfort e prestazioni secondo anche gli obiettivi definiti nel brief di progetto.
Nell’ambito dello sviluppo ergonomico di ausili destinati a persone con disabilità, l’azienda Ponte Giulio ha adottato un processo di ricerca e sviluppo mirato a ottimizzare le prestazioni ergonomiche dei propri prodotti. Ad esempio, la progettazione di maniglie e maniglioni di sicurezza riflette un’approfondita indagine sulle interazioni fisiche e percettive tra l’utente e l’ausilio. L’avanzamento tecnologico e la capacità produttiva hanno consentito l’esplorazione e l’adozione di forme e di materiali che offrono un comfort anche tattile e percettivo superiore. L’evoluzione di questi dispositivi avviene attraverso un processo iterativo, dove ogni nuova soluzione viene confrontata con le versioni precedenti tramite un’analisi anche basata su parametri antropometrici, capacità umane, necessità e feedback raccolti nel tempo da utenti e clienti. Questo consente di affinare continuamente il design, migliorando l’impugnabilità e l’efficacia funzionale, assicurando che gli ausili non solo rispondano ai requisiti di sicurezza, ma promuovano il comfort per incrementare la qualità di vita.
Volendo sempre più lavorare per il miglioramento degli standard di vita quotidiana, il percorso verso soluzioni più avanzate è un intricato intreccio di variabili. La molteplicità di caratteristiche progettuali che nel tempo designer e università hanno analizzato, ha generato nel tempo discipline e processi molto più articolati ed efficienti. Oltre all’ergonomia, emergono discipline inclusive e metodologie problem solving, che abbracciano ad esempio anche la diversità umana e i molteplici contesti d’uso. Questi approcci integrano strategie e metodologie più complesse, superando i limiti del tradizionale processo ergonomico per abbracciare una visione più ampia e integrata del design.