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Articles Tagged with: sostenibilità

Design for All e PNRR: Un’opportunità per un futuro Inclusivo

Design for All e PNRR

L’accessibilità e l’inclusione non rappresentano più soltanto obiettivi etici e sociali, ma sono diventati parametri strategici di sviluppo e innovazione. Il Design for All, quale metodologia progettuale fondata sull’inclusività e sull’usabilità universale, si configura come uno strumento essenziale per garantire che prodotti, servizi e ambienti siano fruibili dal maggior numero possibile di persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche, sensoriali o cognitive.

In questo contesto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’occasione cruciale per la trasformazione dei territori e dei servizi pubblici secondo criteri di accessibilità, sostenibilità e innovazione. Con un budget complessivo di oltre 191,5 miliardi di euro, il PNRR prevede interventi mirati in molteplici ambiti, tra cui istruzione, mobilità, rigenerazione urbana, cultura e digitalizzazione, con un focus specifico sull’inclusione sociale.

Uno degli assi portanti del piano è rappresentato dalla Missione 5 – Inclusione e Coesione, che finanzia iniziative volte a ridurre le disuguaglianze e a garantire pari opportunità attraverso la riqualificazione delle infrastrutture e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Questo si traduce in interventi concreti a favore della progettazione di spazi pubblici e privati più accessibili e fruibili.

All’interno di questo quadro, Rodighiero.Design for All si propone come partner strategico per enti pubblici, aziende e istituzioni interessate a sviluppare progetti coerenti con le linee guida del PNRR, attraverso l’applicazione rigorosa dell’approccio Design for All.

Servizi design for All
Design for All e PNRR - Rodighiero.Design for All - Partner, consulenza, architettura e design

Settori di applicazione e il nostro supporto tecnico


L’applicazione del Design for All nei progetti finanziati dal PNRR non si limita alla sola eliminazione delle barriere architettoniche, ma si estende a molteplici settori, favorendo un approccio globale all’accessibilità. Di seguito, analizziamo alcune delle aree chiave in cui il nostro studio può offrire competenze specialistiche.

1. Rigenerazione urbana e accessibilità degli spazi pubblici

Il PNRR destina risorse significative alla trasformazione delle città in ottica inclusiva, con progetti che riguardano la riqualificazione di aree urbane, spazi pubblici e infrastrutture di trasporto. Rodighiero.Design for All fornisce supporto nella progettazione di ambienti che rispettino le normative sull’accessibilità (DM 236/1989, UNI CEI EN 17161) e adottino un approccio integrato al Design for All, per garantire soluzioni che rispondano alle esigenze di tutte le persone, comprese quelle con disabilità motorie, sensoriali o cognitive.

2. Innovazione e digitalizzazione accessibile

Uno degli obiettivi del PNRR è la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dei servizi per i cittadini. Tuttavia, l’accessibilità digitale è ancora una sfida aperta. Il nostro team può supportare enti e aziende nello sviluppo di interfacce, piattaforme e sistemi di comunicazione in linea con le direttive europee (Direttiva UE 2016/2102 sull’accessibilità web), garantendo una navigazione inclusiva per tutti gli utenti, compresi coloro che utilizzano tecnologie assistive.

3. Cultura e turismo accessibile

La Missione 1 del PNRR prevede investimenti nel settore culturale per favorire l’accessibilità ai musei, siti archeologici e spazi espositivi. Rodighiero.Design for All ha maturato un’esperienza consolidata nella progettazione di percorsi museali inclusivi, strumenti di fruizione multisensoriale e soluzioni per la comunicazione accessibile, contribuendo alla valorizzazione del patrimonio culturale in chiave Design for All.

4. Progettazione di prodotti inclusivi

Nel contesto della transizione ecologica e dell’innovazione industriale, il PNRR promuove lo sviluppo di prodotti e tecnologie sostenibili ed ergonomici. Il nostro expertise di product design affianca le aziende nella creazione di soluzioni accessibili e user-friendly, in conformità con gli standard internazionali, migliorando così la competitività sul mercato attraverso l’adozione di un approccio responsabile e inclusivo.

Con una metodologia scientifica e una profonda conoscenza delle best practice, Rodighiero.Design for All si pone come interlocutore privilegiato per tutte le realtà che intendono sfruttare i finanziamenti del PNRR per realizzare progetti di reale impatto sociale.

Consulenza design for All
Design for All e PNRR - Rodighiero.Design for All - Partner, consulenza, architettura e design

Come collaborare e sfruttare al meglio le opportunità del PNRR


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’occasione unica per realtà pubbliche e private che desiderano investire in progetti accessibili e inclusivi. Tuttavia, per accedere ai finanziamenti e garantire la conformità ai requisiti previsti dalle normative europee e nazionali, è fondamentale adottare un approccio metodologico rigoroso e una visione strategica.

In questo contesto, Rodighiero.Design for All si propone come partner tecnico e consulenziale per accompagnare enti pubblici, aziende e studi professionali lungo tutto il processo progettuale. Le nostre competenze si articolano in diverse fasi operative:

Analisi e audit di accessibilità: valutazione delle condizioni esistenti e definizione di strategie di adeguamento per ambienti, prodotti e servizi in ottica Design for All.

Progettazione inclusiva: sviluppo di soluzioni innovative e accessibili nel settore dell’architettura, del product design e della comunicazione digitale.

Consulenza per bandi e finanziamenti: supporto nella predisposizione della documentazione tecnica necessaria per partecipare ai bandi di finanziamento previsti dal PNRR.

Formazione e capacity building: attività di aggiornamento professionale e sensibilizzazione sui temi dell’accessibilità e dell’inclusione per progettisti, amministratori pubblici e aziende.

Le amministrazioni e le imprese che intendono accedere ai fondi del PNRR possono contattarci per una prima consulenza gratuita, finalizzata a individuare le migliori strategie di intervento e le opportunità più adatte alle proprie esigenze.

PNRR – Documentazione ufficiale – Governo Italiano
Linee guida sull’accessibilità digitaleAgID – Agenzia per l’Italia Digitale
Osservatorio PNRR e disabilitàMinistero per le Disabilità
Normativa sull’accessibilità negli spazi pubblici UNI Ente Italiano di Normazione
Associazione Design for All ItaliaDFA Italia

Per maggiori informazioni o per valutare possibili collaborazioni, contattaci. Insieme, possiamo trasformare le opportunità offerte dal PNRR in progetti concreti e di valore per la collettività.

contattaci

L’abbattimento delle barriere architettoniche. La legge 13 e i risultati raggiunti dalla sua adozione

La Legge 13/89 in Italia rappresenta un pilastro fondamentale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, mirando a garantire l’accessibilità, la visitabilità e l’adattabilità degli edifici a favore delle persone con disabilità. Questa normativa, emanata in osservanza dell’articolo 3 della Costituzione italiana, prevede una serie di prescrizioni tecniche per nuove costruzioni,  ristrutturazioni e adeguamenti. Con l’avanzare del tempo, la legge ha subito delle modifiche e integrazioni, volte a migliorare e aggiornare le disposizioni iniziali. Ad esempio, il d.m. n. 236 del 1989 ha stabilito le prescrizioni tecniche dettagliate per le costruzioni, e ci sono state anche delle revisioni legislative come disposizioni che permettono alle persone con disabilità di procedere autonomamente. In aggiunta alle prescrizioni tecniche, la legge prevede incentivi economici, sotto forma di detrazioni fiscali, per favorire l’adeguamento degli edifici esistenti alle nuove normative. L’attuazione di questa legge ha portato ad una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’accessibilità e ha incentivato l’adattamento degli spazi abitativi e pubblici per renderli fruibili a tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità.

La Legge 13/89 e il successivo DPR 503/96 in Italia rappresentano le pietre miliari nazionali nell’eliminazione delle barriere architettoniche e nell’inclusione delle persone con disabilità. Mentre la Legge 13/89 ha stabilito i requisiti base per l’accessibilità nelle costruzioni, il DPR 503/96 ha introdotto regolamenti più dettagliati e specifici per l’adeguamento delle infrastrutture esistenti e la progettazione di nuove strutture, sia pubbliche che private, per garantire l’accessibilità e l’uso indipendente da parte di persone con disabilità. Le sinergie tra queste norme e le politiche europee, come la Strategia europea per la disabilità e la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD), sono evidenti. L’UE e i suoi Stati membri hanno l’obbligo di allineare le loro leggi interne con gli accordi internazionali che hanno ratificato. Questo significa che la legislazione italiana deve non solo rispettare i requisiti minimi stabiliti dalla propria legislazione nazionale ma anche adeguarsi agli standard internazionali.

Esaminando le sinergie in un contesto più ampio, un confronto con altri paesi potrebbe mostrare diversi livelli di progresso e approcci all’abbattimento delle barriere architettoniche. Alcuni paesi, ad esempio, potrebbero aver implementato norme ancora più stringenti o potrebbero aver integrato la tecnologia assistiva in modo più estensivo nelle loro infrastrutture. Altri potrebbero essere arretrati sia nella legislazione sia nell’attuazione, fornendo così un quadro di come differenti governi si attivano per rispondere ai bisogni delle persone con disabilità. Un confronto internazionale può rivelare best practices e approcci innovativi che potrebbero essere adottati o adattati in Italia o in altri Stati membri dell’UE. Inoltre, offre una prospettiva su come le diverse società si stanno muovendo verso l’inclusione totale e l’accessibilità, e quali sono le sfide comuni che tutti i paesi devono ancora affrontare.

Le critiche alla Legge 13/89, senza dimenticarne i benefici,  riguardano principalmente la necessità di un aggiornamento che rifletta le esigenze contemporanee. È stato suggerito che, piuttosto che concentrarsi solo sull’abbattimento delle barriere fisiche già esistenti, si dovrebbe adottare un approccio progettuale che elimini a priori le barriere, pensando a un’utenza più ampia e diversificata​. Il DM 236/89 fornisce linee guida dettagliate per la progettazione inclusiva, enfatizzando l’accessibilità, la visitabilità e l’adattabilità degli spazi. Tuttavia, c’è la percezione che tali leggi e normative possano portare alla creazione di ambienti che soddisfino i requisiti legali senza necessariamente considerare le esigenze individuali in modo integrato, specialmente per quanto riguarda le abilità e disabilità sensoriali, percettive​ e invece concentrandosi quasi esclusivamente sulla mobilità.

In una revisione ipotetica delle leggi e normative, sarebbe opportuno adottare un linguaggio normativo meno imperativo e più indicativo, che apra a una progettualità innovativa, espressiva e inclusiva. I nuovi riferimenti legislativi e normativi dovrebbero fungere da quadro orientativo, offrendo linee guida flessibili che stimolino soluzioni creative, considerando l’eterogeneità delle necessità funzionali e sensoriali degli utenti. Contestualmente, sarebbe essenziale implementare un meccanismo di valutazione adattabile, basato su parametri quantitativi e qualitativi, per apprezzare l’adeguatezza del progetto in relazione alla diversità delle condizioni umane, alle specificità del contesto ambientale e sociale. Un tale sistema dovrebbe permettere di bilanciare l’esigenza di standard di accessibilità con l’unicità dei requisiti espressi dai vari stakeholder che devono essere coinvolti nel processo, garantendo una verifica semplificata ma efficace dell’opera progettuale.

Design for All, Inclusive Design, Universal Design: approcci progettuali a confronto

Nell’evoluzione costante del Design e dell’innovazione, emerge sempre più la necessità di porre al centro della progettazione l’obiettivo dell’inclusione. L’inclusione è una parola che porta con sé numerosi significati e ambiti, in quello progettuale rappresenta l’ambizione di vivere in una società in cui ogni individuo, indipendentemente dalle sue abilità, disabilità, età, genere o background culturale, ha accesso agli stessi servizi, prodotti e opportunità – un mondo veramente equo e accessibile per tutti. L’importanza di porre l’inclusione al centro del processo di progettazione è resa ancor più evidente dal progressivo invecchiamento della popolazione: l’aumento della longevità è un segno di progresso, ma presenta nuove sfide per trovare le risposte più pertinenti alle esigenze di una popolazione anziana che convive con almeno cinque generazioni. Questo rende per il Design un imperativo etico, tecnico e pratico.

In tale contesto, emergono tre discipline significative che hanno affrontato la progettazione attraverso riflessioni in decenni di storia: Design for All, Inclusive Design e Universal Design. Ognuna affronta il tema con modalità da diverse angolazioni, ma con un obiettivo comune: migliorare la vita degli individui, l’autonomia e, più in generale, il benessere e il comfort attraverso la progettazione. Seppur con un obiettivo comune, ognuna ha le sue  caratteristiche distintive, in termini di processo, strategie e benefici. Le tre discipline promuovono una cultura di accettazione, rispetto e considerazione; questo conduce a una maggiore coesione sociale, a una riduzione delle disparità e a una maggiore partecipazione attiva di tutti i membri della comunità.

Dalla dichiarazione di Stoccolma del 2004, il Design for All è il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza. Le principali premesse sono l’approccio olistico e la sfida creativa: la prima evidenzia la necessità di organizzare gruppi di lavoro con le competenze e le professionalità necessarie per affrontare il progetto nella sua totalità e complessità; la seconda l’energia e la determinazione che spinge a esplorare nuove idee per superare gli ostacoli trovando soluzioni alternative e innovative. La sfida creativa ed etica è rivolta non solo ai progettisti, ma anche agli imprenditori, agli amministratori e ai dirigenti politici a cui è chiesto di considerare costantemente l’inclusione come parte integrante della loro visione proprio perché sono fondamentali decisori del processo progettuale in opera.

Il coinvolgimento attivo e creativo degli utenti finali, degli stakeholder (debitamente selezionati) e degli experiencer (diretti e indiretti) è il pilastro del Design for All, che ha consolidato da vent’anni la centralità di processi partecipativi. Gli individui eterogenei per cui sono destinate le soluzioni – che siano prodotti, servizi o ambienti – devono essere coinvolti fin dalle prime fasi del processo di progettazione perché portano una prospettiva unica e preziosa sulla loro esperienza e sulle eventuali difficoltà che affrontano. Il team di lavoro collabora con loro per comprendere i loro bisogni, preferenze ed esigenze specifiche, e trasformando le informazioni in requisiti di progetto che daranno vita alle soluzioni opportune anch’esse validate dalle persone coinvolte.

Il Design for All rappresenta una sfida che richiede tempo, impegno e talvolta costi aggiuntivi rispetto a un approccio tradizionale, ma riduce notevolmente la possibilità di errori (e quindi a sua volta eliminando i costi di rettifica) proprio per la continua verifica “bottom-up”. Inoltre assicura che le soluzioni siano mirate alla gradevolezza e non discriminanti, ovvero senza enfatizzare le differenze o le esigenze specifiche, come ad esempio quelle delle persone con disabilità.

 

LInclusive Design è una filosofia di progettazione molto simile al Design for All, infatti si pone come obiettivo la partecipazione in modo equo, sicuro e indipendente nelle attività quotidiane considerando la diversità umana. Per raggiungere questi obiettivi adotta una serie di principi chiave (esplicitati dal Design Council) che pongono, come il Design for All, le persone al centro del processo di progettazione promuovendo il benessere personale, la coesione sociale e il piacere per tutti. Sottolinea la necessità di non focalizzarsi unicamente alle limitazioni motorie, ma di estendere il proprio raggio d’azione anche alle difficoltà di apprendimento, ai problemi di salute mentale, alle disabilità visive e uditive. 

L’Inclusive Design riconosce apertamente che non sempre è possibile risolvere tutte le esigenze con una singola soluzione, e propone di rendere nota la parte di popolazione che potrebbe essere esclusa – le cause possono essere dovute a questioni tecniche, tecnologiche o, talvolta, economiche. Esorta a proporre alternative che tengono conto della diversità delle esigenze degli utenti, garantendo la possibilità di scelta, come collezioni di prodotti, soluzioni complementari, add-ons o altro. 

Di particolar rilievo, riconosce la diversità delle esigenze in continuo mutamento e propone che le soluzioni siano predisposte alla flessibilità nel tempo, garantendo che l’accesso e l’usabilità siano continuamente ottimali.

 

L’Universal Design è un approccio molto diffuso negli Stati Uniti, in Australia e non solo, che si basa su 9 principi chiave, rendendo il processo di progettazione inclusiva apparentemente di semplice applicazione: equità nell’uso, flessibilità nell’uso, semplicità e intuitività, informazioni per tutti, tolleranza all’errore, riduzione dell’Impegno fisico, dimensioni e spazio adeguati, compatibilità con il futuro, e bassi costi d’uso. Seppur la lista (o manifesto) sia ampiamente condivisibile, apprezzabile, e nonostante non sia concordato un particolare processo o metodo, questi principi subiscono continue integrazioni e precisazioni. La complessità del progetto contemporaneo e delle sfide richiede un continuo adattamento, la disciplina riconosce (indirettamente) che la diversità delle esigenze è difficilmente riassumibile in pochi assunti. 

In modo aperto o implicito, Design for All, Inclusive Design e Universal Design, tengono in considerazione l’impatto ambientale e il risparmio energetico – si affrontano sfide ambientali senza precedenti, e pertanto promuovono una progettazione sostenibile e responsabile per costruire una società più giusta, sostenibile e inclusiva per le generazioni presenti e future.

 

Cos’è il Design for All – Intervista a Francesco Rodighiero

Recentemente mi hanno sottoposto una serie di domande molto pertinenti per capire a fondo il Design for All e come possa essere utile quando applicato. E’ una breve intervista che cerca di fare il punto della situazione e costituire un punto di partenza per chi vuole approfondire il tema.

Francesco Rodighiero

1. Cos’è il Design for All? Come lo intende?

La Dichiarazione di Stoccolma del 2004 non lascia spazio a fraintendimenti e definisce il Design for All come il “[..] il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza. [..]”. A livello più personale, utilizzo i principi del DfA perché i prodotti per persone con disabilità abbiano la stessa cura dei prodotti del classico mondo del Design.

Dichiarazione di Stoccolma dell’EIDD©, 2004

2. Come progetta un prodotto seguendo i principi del Design for All?

I progetti nascono sempre dall’osservazione, dalla ricerca e principalmente dalle richieste della committenza. Il Design for All mi è utile per avere molta attenzione all’utenza ampliata: il Design tradizionale progetta spesso e volentieri per astrazione considerando l’uomo standard. Di fatto l’uomo standard non esiste, ma è invece un sistema complesso di abilità diversificate, a volte disabilità, e soprattutto desideri, aspirazioni.

vedi i nostri progetti Design for All

3. Si avvale anche del confronto con altri professionisti?

Nello Studio Rodighiero.Design ho la fortuna di avere un padre ingegnere che mi supporta in alcune soluzioni tecniche, i prodotti per le persone con disabilità a norma devono rispettare le portate e quindi sollecitazioni e sforzi di svariate centinaia di kg. Dall’altro lato ho un fratello architetto che mi aiuta a considerare e contestualizzare i prodotti all’interno di ambienti ricercati e contemporanei. Mi considero fortunato.

4. Come si è evoluta negli anni la progettazione “senza barriere architettoniche”?

Sicuramente negli ultimi vent’anni si fa molta più attenzione alle barriere architettoniche, anche se risolvono solo una parte del ‘problema’. Rendere accessibile un museo non significa rendere fruibile a tutti l’esposizione. Basti pensare ai non vedenti… In questo senso, è meglio avere un approccio inclusivo come il DfA e rendere l’abbattimento delle barriere architettoniche un sottoinsieme del processo di progettazione.

5. Si ritiene soddisfatto del percorso evolutivo della progettazione?

Sì, se vedessi anche grandi designer e archistar progettare in modo inclusivo…

6. Quali sono, secondo lei, gli aspetti che meritano più attenzione per il futuro?

L’invecchiamento della popolazione e la sua longevità sono fattori che non si possono non tenere in considerazione. E gli anziani di oggi sono persone che non voglio sentirsi tali, sono connessi alla rete e tecnologicamente educati grazie ai dispositivi mobili. In questo contesto, la dignità delle persone sarà sempre più importante. Non ci può più permettere di progettare ausili dal sapore ospedaliero, e, più in generale, mettere in commercio prodotti difficili da comprendere e utilizzare.

7. Come giudica la vision di Goman riguardo il Design for All? Avete nuovi progetti in cantiere?

Estremamente nobile. Sono rarissime le aziende che rischiano proponendo prodotti innovativi e inclusivi, che, nel suo settore, possono risultare dirompenti e inusuali. Ci vuole coraggio e determinazione. Dai risultati soddisfacenti delle vendite di Prime e dalla selezione per il Compasso D’Oro ADI, stiamo cogliendo l’occasione per sviluppare insieme al dipartimento di R&S un progetto nuovo che fa tesoro delle novità degli ultimi successi.

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